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Autore: Alessandro Scandale
Si avvicina a grandi passi la temuta data del 23 giugno, giorno in cui la Gran Bretagna andrà al Referendum per decidere se rimanere o meno nell'Unione Europea
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Si avvicina a grandi passi la temuta data del 23 giugno, giorno in cui la Gran Bretagna andrà al Referendum per decidere se rimanere o meno nell'Unione Europea. Con il termine Brexit si indica l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione, che potrebbe essere sancita dal voto: il fatto porterebbe ad una chiusura definitiva dell'Isola verso un'istituzione mai troppo amata oltre Manica, uno scarso feeling sempre sottolineato dalla mancata adesione all'Euro da parte della Gran Bretagna stessa. L'eventuale uscita avrebbe, a detta di alcuni economisti, conseguenze disastrose per l'Euro e acuirebbe una crisi finanziaria e sociale già pesante. Che fare? Ci permettiamo di suggerire alcune letture utili sul tema. Per iniziare, una citazione famosa... l'economista Kenneth Boulding (1910-1993) ebbe a dire un giorno: “...chi crede ad una crescita esponenziale che possa continuare all'infinito in un mondo finito o è un pazzo o è un economista”. E dunque, a chi credere?

Paolo Ermani e Andrea Strozzi, già autori di altri libri sull'argomento, scrivono a quattro mani Solo la crisi ci può salvare (Edizioni Punto d'Incontro), titolo provocatorio per esprimere una teoria in fondo condivisibile, e cioè quella di dire basta alla follia della crescita a tutti i costi, perchè siamo noi i principali artefici del nostro destino, oppure le scelte che ci riguardano dovranno sempre essere delegate ad altri. Un'analisi appassionata di come l’attuale declino economico e sociale rappresenti di fatto un’occasione per riscoprire noi stessi, il rapporto con gli altri e l’armonia con il nostro habitat. La vita vera, insomma. L’individuo è l’agente primario del radicale cambiamento degli stili di vita che coinvolgerà comunità più ampie e il vero cambiamento è sempre e soltanto quello che sorge dalle nostre coscienze: mediante la passione e la conoscenza, si propaga fino a rendere possibile una trasformazione della realtà. Il nuovo modello sociale destinato ad affermarsi nei prossimi anni nascerà, secondo gli autori, dall’alleanza fra il settore agricolo, la società civile, la microimprenditorialità locale e la finanza etica, per giungere all’affermazione di una realtà socioeconomica fondata sui beni non monetari. Scardinare dunque preconcetti e idee fisse, come il dogma del PIL, il culto dell’immagine e l’americanizzazione del mondo, per passare dall’egocentrismo al socio-centrismo.

Luciano Gallino pubblica per Laterza Uscire dall'Euro, che spiega perchè l’uscita significherebbe per l’Italia una tangibile quota di sovranità in tema di politiche economiche, sociali, monetarie, dopo gli espropri subiti per mano delle istituzioni dell’Unione, talora eseguiti violando gli stessi trattati con il consenso del nostro governo. Gallino non era un euroscettico. Considerava l’Unione la più grande invenzione politica, civile ed economica degli ultimi due secoli. Ma vedeva con sofferenza questa Europa ridotta al servizio delle potenti lobbies della finanza e delle banche, portavoce delle maggiori élites europee a scapito dei diritti fondamentali della grande maggioranza dei cittadini e, cosa ancor più grave, culla di un’inarrestabile redistribuzione del reddito e della ricchezza dal basso verso l’alto, con la conseguente crescita delle disuguaglianze. Era convinto che le politiche economiche e sociali dettate dai mercati finanziari hanno portato gli Stati a una cessione di sovranità in materia di spesa per protezione sociale, scuola, università, quota salari sul Pil, contratti di lavoro e molto altro ancora. L’euro si è così trasformato nello strumento della vittoria del neoliberismo su ogni altra corrente di pensiero. A causa di un’errata interpretazione della recessione, il peso esorbitante del sistema finanziario non ha avuto un freno, le relazioni industriali sono arretrate, i sindacati sono stati ridimensionati, la mancanza di occupazione è una catastrofe sociale. Prima che gli effetti del Patto fiscale facciano scendere una cappa di miseria sulle prossime generazioni, Gallino elenca i modi concreti per uscire dall’euro, rimanendo l’Italia paese membro dell’Unione europea. Una soluzione per recuperare agli Stati la propria sovranità, restituendo alla democrazia la sua sostanza.

Lucciole per lanterne - Gli economisti e la crisi di Roberto Fini (Hoepli editore), in presentazione giovedì 9 giugno alle 18.30 nella sede dell'Ordine dei Commercialisti in Ctr. del Monte 13 a Vicenza, racconta di come non sempre gli economisti si siano resi tempestivamente conto delle possibilità che il sistema economico entrasse in crisi. Specie nel caso della crisi esplosa nel 2007 gli errori di valutazione sono stati particolarmente densi di conseguenze: allora la maggior parte degli economisti riteneva che la fase di stabilità economica che aveva caratterizzato il ventennio precedente si sarebbe prolungata ancora per molto. Pensavano che il mondo stesse entrando in una fase di grande moderazione, nella quale i principali indicatori economici sarebbero stati caratterizzati da performance positive di lungo periodo. Ma si sbagliavano e di molto. Gli economisti sono quindi avventati? O non meritano la fiducia riposta in loro? Per capirlo, si ricostruiscono alcuni dei passaggi che hanno caratterizzato il dibattito della teoria economica più recente, senza dimenticare che la storia degli abbagli che hanno condotto a disastri finanziari più o meno gravi è lunga e la lista è quasi divertente, se non fosse per gli immani guai che ha provocato. Roberto Fini è economista e docente di Economia presso il Polo didattico di Vicenza dell’Università di Verona. Autore di diversi manuali di economia, per Hoepli ha pubblicato Economisti da Nobel (2013), Capire l’economia For Dummies (2014) e nella collana Microscopi Economisti: indovini o scienziati? (2015).
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